frammento 316
Questa grazia, e tenerezza, di bocche che si mangiano lentamente, di occhi che si penetrano, di polsi e colli che si stringono, di ventri che si muovono, impazziti, di piedi e gambe che puntano sui cuscini, di capelli e liquidi che si mescolano, ma di anime che non si capiscono, di corpi che si imitano e di mani che si ricordano…allora, questa grazia di odori adesso è angoscia. L’angoscia di aver sbagliato il centro e aver cercato ai margini, di aver sfiorato l’intensità e averne colto solo l’immaginazione. Mentre la mia schiena premeva sul pavimento i miei dubbi come fiere mi aspettavano sul soffitto. E il soffitto poi piano piano si è abbassato, abbassato, fino a opprimermi del tutto. Che adesso mi trovo in questo cavo iperbarico dove ogni battito e ogni respiro sono calcolati, e a volte saltano per rifiuto il loro giro.