Noi di multiversi abbiamo chiesto a una rosa di sole donne schierate a sinistra, candidate alle prossime elezioni amministrative nei comuni di varie città, di rispondere a domande precise su quello che sarà il loro piano di azione una volta elette. Grazie a chi di loro vorrà rispondere.
Roberta Agostini, capolista di Sinistra Civica Ecologista, candidata al Consiglio Comunale di Roma per Roberto Gualtieri sindaco.
Nuova sinistra: in cosa la lista Sinistra Civica Ecologista si può considerare nuova sinistra.
La lista Sinistra Civica Ecologista è nata come unione di forze di sinistra – esperienze politiche, sociali, civiche e di movimento. Abbiamo osato parlare di ‘rivoluzione d’ottobre’ non solo perché le elezioni si terranno a ottobre, ma perché crediamo nella necessità di una svolta radicale che guardi al cambiamento a partire dalle persone. Cioè dai bisogni, fragilità, disuguaglianze, ferite che questa crisi non ha fatto che accrescere e peggiorare.
La sinistra in questi anni ha fatto errori evidenti. Io penso che abbia imparato la lezione e noi di SCE dall’interno della coalizione saremo quelli che- come ha detto Pier Luigi Bersani – ‘metteranno più sinistra nell’amministrazione’. Roma è una città complessa, fatta di tante realtà estremamente differenti: dal punto di vista urbanistico, sociale, economico e culturale. Differenze e grandi diseguaglianze che negli ultimi anni si sono acuite: la pandemia ha colpito duramente, si sono persi migliaia di posti di lavoro, le famiglie sono in difficoltà, il ceto medio è scivolato indietro. Dobbiamo provare a riunire una città divisa, partendo dai diritti fondamentali: il lavoro, la salute e l’istruzione.
Servono persone competenti e in grado di ascoltare e intercettare desideri e bisogni e di investire sulle potenzialità che Roma possiede. Siamo una squadra plurale che lavora per un progetto di rinascita della capitale, che vogliamo competitiva con le grandi capitali europee.
Donne: come concretamente intendete lavorare dall’interno per promuovere e incrementare l’accesso delle donne ai luoghi di gestione del potere e dell’amministrazione. Come eliminare gli ostacoli a tale ingresso (ammortizzatori sociali e familiari e simili).
La democrazia non è tale se il 50% della popolazione resta fuori dai luoghi della rappresentanza e della politica. Il governo della cosa pubblica ha bisogno dello sguardo e della politica delle donne, perché le città sono abitate e vissute in modo differente da donne e da uomini. Negli anni scorsi battaglie molto decise hanno portato a norme importanti, come l’introduzione della doppia preferenza di genere nella legge per l’elezione dei consigli comunali o regole per la composizione delle giunte. C’è stata un’avanzata femminile in luoghi spesso interamente maschili, ma non basta: deve cambiare una cultura diffusa purtroppo ancora prevalente per cui lo spazio pubblico è dominato dagli uomini e quello privato è associato alle donne; il carico del lavoro di cura, come tutti gli studi ci dicono, pesa per il 75% sulle spalle delle donne e questo determina una diseguaglianza fortissima che si ripercuote in via diretta e indiretta su tanti aspetti, basti pensare alle disparità nei redditi. Serve una rivoluzione nei rapporti tra i generi, politiche di investimento nelle infrastrutture sociali e per l’occupazione stabile e di qualità, politiche che liberino il tempo, riequilibrino il rapporto tra tempi di vita e tempi di lavoro e affermino libertà e autonomia delle donne. L’abbiamo definita “democrazia della cura”. L’azione dei comuni nei servizi di prossimità è fondamentale: basti pensare solo alla necessità del rafforzamento dei servizi per l’infanzia, che a Roma sono insufficienti, costosi per le famiglie e mal distribuiti sul territorio.
Ecologia: un intervento minimo per rendere più verdi i luoghi abitati
Il tema ambientale ha una centralità assoluta per chiunque si trovi a governare una metropoli complessa. Roma deve diventare capofila nella lotta ai cambiamenti climatici e proporsi come modello di città sostenibile, anche perché è una delle città più verdi d’Europa, con un’estensione di aree verdi pari a 470 Kmq . La costa del mare di Roma è molto estesa, un litorale immenso che deve essere valorizzato, abbiamo due fiumi, ville storiche, giardini, parchi urbani, si tratta di una grande ricchezza ambientale da proteggere, in primo luogo per tutelare la salute dei cittadini romani, ma poi anche in una funzione di aggregazione sociale, di connessione urbana.
Possiamo fare molto per il verde urbano, partendo dal rafforzamento del servizio giardini, bloccando le esternalizzazioni di questi anni e anzi re-internalizzando lavoratori e attività, e puntando al decentramento amministrativo per gestire le aree più piccole, fino a un grande piano per piantare alberi.
Denaro: come gestire le risorse e con quali priorità. Cosa mettere al primo posto
La situazione attuale di Roma impone una rincorsa di priorità. La componente ecologista di SCE è molto forte quindi il pensiero va immediatamente a una città più pulita, vivibile, quindi facile da percorrere e attraversare. Con un sistema adeguato di trasporto pubblico che in questi anni è stato un miraggio: vanno acquistati mezzi elettrici e deve essere completata l’infrastruttura metropolitana, privilegiando la metro di superficie.
Dobbiamo avviare un nuovo sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti, riorganizzare l’Ama, chiudere il ciclo dei rifiuti. Crediamo si debba investire sui servizi e crediamo che le aziende debbano restare pubbliche. La lezione che ci viene dalla pandemia è che i servizi pubblici sono un grande investimento sociale e collettivo. Che la gestione privatistica sia sempre efficace e quella pubblica inefficiente è la più grande balla che ci hanno raccontato. Per questo rivendichiamo un ruolo decisivo nel definire la destinazione e la ripartizione delle risorse del Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa a livello territoriale.
Inoltre, aggiungo che la sperimentazione dello smartworking durante la pandemia merita una riflessione vera, perché soprattutto a Roma si tratta di una modalità di lavoro che aiuta ad alleggerire il traffico e uscire dalla dimensione dei quartieri dormitorio, portando i servizi in periferia
Lavoro: come risolvere il problema degli invisibili, stratificati a vari livelli, dalle cucine agli ospedali agli studi legali: luoghi dove il nero è solo ammantato da contratti fittizi. (Oltre all’economia sommersa c’è un ulteriore ‘sommerso’ che è il nero dei lavoratori in divisa o giacca e cravatta)
Cominciamo dal Comune, che deve vigilare sulla filiera degli appalti pubblici e consentire la partecipazione alle gare solo delle imprese che garantiscono l’applicazione del contratto collettivo di lavoro sottoscritto dalle organizzazioni più rappresentative.
In questi anni attività preziose sono state esternalizzate: dal servizio giardini agli Assistenti educativi culturali. Va invertita questa tendenza, che genera precarietà e spesso anche una qualità del servizio non pienamente adeguata.
Cultura: che posto occupa nelle vostre priorità? Ricevere e vagliare proposte ed eventualmente sostenerle con finanziamenti mirati oppure deve essere il senso di una programmazione?
L’investimento sulle politiche culturali è il cuore di ogni progetto di rinascita della città, quindi è chiaro che sarà per noi il senso di una programmazione. Una programmazione che prenda le mosse dai diversi soggetti culturali presenti sul territorio, dalle loro idee e dalle loro proposte, da accogliere e inserire in un più grande progetto di rete in grado di stabilire e incentivare connessioni virtuose. La lezione della pandemia ci ha insegnato che il nostro futuro non sta nel consumo frenetico di massa e nella promozione mediatica di grandi eventi, ma nell’accompagnamento attento e capillare di realtà anche piccole ma radicate, ognuna con una storia e una vocazione da sostenere.
Ci sono spazi dismessi o sottoutilizzati che vanno ripristinati e riconsegnati alla cittadinanza, ci sono poli di grande interesse culturale come il Macro, per fare solo un esempio, sia la sede di via Nizza sia la sede di Testaccio, da valorizzare pienamente nelle loro specificità.
Inoltre crediamo vadano attivate collaborazioni strutturate tra le sovrintendenze comunali e Roma Capitale e le scuole secondarie superiori per l’attuazione dei percorsi di alternanza scuola lavoro. Roma è un Museo a cielo aperto ma non è giusto sia la città del turismo mordi e fuggi: dev’essere fucina di creatività e di talenti che noi ci impegniamo a incoraggiare.