Fuori nevica, è quasi Natale, so per certo che anche quest’anno non hai azzeccato il mio regalo manco per sbaglio e malgrado questo non riesco a lasciarti, capisci. Io vorrei tanto. Ma te ne stai davanti a me, così, con la faccia pesta di sonno e il tuo pigiama assurdo con gli elefantini e allora, ecco, io ti scoperei a vita, mi segui? In piedi, così. Quando sei arruffata dentro quel coso di flanella io non farei nient’altro, anche perché non c'è altro da fare, siamo onesti. Bevi un sorso e poggi il bicchiere di latte freddo sopra le briciole e poi mi dici, roteando lo sguardo per prendere la rincorsa, cose messe in fila, come: " Stabilità, manca qualcosa, questa storia dondola, stiamo scivolando giù, non lo senti?". Sì, lo sento. Allora ti dico : "È la terra. Il mondo intero si sta inclinando verso sinistra, nostro malgrado. È tipico dei cataclismi e te ne accorgi anche dal tuo bicchiere: guarda la linea di galleggiamento del latte. È sbieca, amore, sai cosa vuol dire questo? Che finiremo per scivolare giù, andremo a sbattere contro qualche paese del sud America, e poi più giù, portandoci appresso gli sgabelli, la tovaglia, il tuo latte, il mio caffè, le briciole e tutti i tuoi biscotti integrali senza olio di palma né uova che non sanno di un cazzo di niente, la stabilità, tutto a ruzzoloni verso Capo Horn e il polo sud. E poi: pluf. Vuoto. Ionosfera, ozono e un silenzio blu oltremare. Rotoleremo per sempre in un'eterna capriola, capisci?” Raccogli le briciole con la punta del polpastrello, le metti tra le labbra e subito dopo, dici: "E come ne usciamo...?" Sto per risponderti che non se ne esce. Che è finita. Ma poi tu, lentamente, ti sbottoni il pigiama.