Quando un uomo ti dice che è diventato ricco grazie al duro lavoro, chiedigli: Di chi?
(Don Marquis)
Che Carrozzeria Orfeo sia una macchina da guerra si sa. Che abbiano un pubblico solido, fedele e fidelizzato, anche. Bella gente che ama il teatro e che al teatro è stata sedotta in modo leale, senza false promesse e senza imposture da obsoleta avanguardia, che non è affatto un ossimoro.
Ma l’altra sera al teatro Vascello mi è sembrato di assistere a un vero miracolo di rinascita e di rivincita. Mica perché lo spettacolo si intitoli Miracoli metropolitani, guarda caso. Ma perché il teatro era pieno di gente contenta come non l’avevo ancora vista da che abbiamo provato a ripartire. Gente che li aspettava, evidentemente. Applausi a scena aperta, tanti, tante chiamate alla fine, grande entusiasmo che si toccava con mano.
Sono “popolari e profondi, divertenti e irriverenti, crudi e poetici”, si legge sul loro sito dove citano chi ha detto e scritto di loro, e fanno bene a ricordarlo. Colpiscono di lato eppure ti arriva diretto un pugno allo stomaco. Perché sono ironici, ma di quell’ironia affilatissima, fatta di battute trasversali che graffiano la pelle e poi ti fanno scendere giù, negli interstizi, a ripensarci.
C’è, nelle loro battute, nelle relazioni paradigmatiche che vengono a galla, un che di profondamente liberatorio. Stanno parlando anche per te e per te hanno cercato le parole e il canale.
Se invece non sei tra coloro che se ne possono uscire liberi e liberati, una volta tanto, ben ti sta. Guardati e specchiati, sei un bel pezzo di stronzo che circola impunito pensando di cascare in piedi ancora una volta.
Perché cascare, cascano tutti. Ma in piedi cascano solo coloro che non sono rinchiusi lì dentro, che con la pancia piena e gli occhi bendati reggono le fila di un mondo in frantumi, sperando di farla franca.
Lì dentro, tra le mura di una carrozzeria adibita a cucina dove uno chef frustrato prepara cibi da asporto per intolleranti veri o presunti, succede di tutto, in un viavai di creature che definire borderline non basta a render l’idea.
Un’arrampicatrice sociale di tutte le ore, perché certo ‘alpinismo’ è sempre lo stesso, e poco importa che si tratti di una ex lavapiatti come la nostra, divenuta imprenditrice in tailleur, con un bel po’ di peli sullo stomaco, o di segretari dei capi, o di blasoni acquisiti, o di cariche ai vertici della qualsivoglia istituzione. La vocazione a raccontarsela non è certo esclusiva dei lavapiatti e questo spettacolo ce lo dice chiaro e tondo.
Accanto a lei, interpretata da una sempre perfetta Beatrice Schiros, che qua e là la contrappunta di espressionistici urletti muti, tra un selfy e un messaggio whatsapp, ruotano gli altri rottami di una microsocietà che non solo esiste ma riproduce, sia pur in modo grottesco, volutamente grottesco, la società sfibrata di cui siamo parte, nostro malgrado o anche no.
Un post adolescente che passa il suo tempo a navigare sul web cercando di vincere a un gioco che si chiama ‘affonda l’emigrato’, un professore fuori gioco e aspirante suicida agganciato via etere, un carcerato promosso a fare lavori socialmente utili che sogna la gloria dello star system, una pasionaria attempata, brigatista di ritorno che appronta le bombe per far fuori i fascisti, una simpaticissima cameriera etiope che nasconde un segreto, attraverso la quale arriva un po’ di buon senso residuo, almeno ogni tanto.
“Se un’immigrata nera senza soldi e senza lavoro riesce a rubare il lavoro a te, vuol dire che tu sei proprio una merda”. Più o meno.
Si parla anche di lavoro nero, di paradossi della democrazia, di bullismo e di rivalsa verso il carceriere, di rifiuti tossici e situazione fognaria, e lo si fa tra lo sfogo estemporaneo di una lavapiatti e un’ordinazione di tortini di platano con crostini al miele e curcuma di Zanzibar.
La cifra è sempre l’iperbole che prende per i fondelli i luoghi comuni, i distillati di saggezza su Facebook e Instagram, le frasi fatte, le lezioncine morali che onorano il dolore e ne sanno trarre insegnamento. Si ride moltissimo. Perché non è l’ennesima denuncia sociale attraverso il teatro, o meglio, lo è, ma alla loro maniera. Mai scontata e stucchevole. Mai bacchettona. È uno sguardo crudo, un punto di vista maturato e maturo che procede attraverso battute incalzanti, doppi sensi, ritmo inarrestabile, gioco di squadra, colpi di scena che rinviano la fine innescando una sorta di retromarcia chiarificatrice. Non ci sono tesi ma provocazioni, e c’è persino un’estrema pietas verso i miserabili perché sotto la scorza dura di questi caratteri, ci sono dolori veri, sentimenti, emozioni che corrono. Proprio come quando la crosta su una ferita non ancora guarita non si prende il suo tempo e sotto il sangue ricomincia a fluire. E allora lo mescoliamo col nostro.
Per questo dopo esserti abbandonato a una grassa risata, liberatoria, c’è una specie di risucchio, anche dolente o, almeno, accorato e pensoso.
Uno spettacolo da non perdere, al Teatro Vascello di Roma fino al 23 gennaio.
Miracoli Metropolitani, produzione Marche Teatro, Teatro dell’Elfo, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Bellini di Napoli, in collaborazione con La Corte Ospitale
Drammaturgia Gabriele Di Luca
Regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
con (in o.a.)
Elsa Bossi: Patty
Ambra Chiarello: Hope
Federico Gatti: Igor
Beatrice Schiros: Clara
Massimiliano Setti: Cesare
Federico Vanni: Plinio
Aleph Viola: Mosquito/Mohamed
Barbara Ronchi (voce della moglie).
Musiche originali Massimiliano Setti
Scenografia e luci Lucio Diana
Costumi Stefania Cempini
Foto di scena Laila Pozzo
Organizzazione Luisa Supino
Ufficio stampa Raffaella Ilari
Tournée:
Teatro Fonderie Limone, Moncalieri (Torino) 25 – 30 gennaio ’22
Teatro Fraschini, Pavia 31 gennaio – 1° febbraio ’22
Teatro Comunale, Monfalcone, 2 febbraio ’22
Teatro Verdi, Gorizia, 3 febbraio ’22
Teatro Palamostre, Udine, 4 febbraio ’22
Teatro Alfieri, Asti, 6 febbraio ’22
Teatro Sociale, Mantova, 8 febbraio ’22
Teatro Comunale Laura Betti, Casalecchio di Reno (Bologna), 9 febbraio ’22
Teatro Masini, Faenza (Ravenna), 10 febbraio ’22
Teatro Puccini, Firenze, 11 e 12 febbraio ’22
Teatro Goldoni, Livorno, 13 febbraio ’22
Teatro Excelsior, Reggello (Firenze), 15 febbraio ’22
Teatro Nuovo Faraggiana, Novara, 17 febbraio ’22
Teatro Civico, La Spezia, 18 – 20 febbraio ’22
Teatro Bellini, Napoli, dal 22 febbraio al 13 marzo ’22
di Alessandra Bernocco