RACCONTI di Nicolai
Io le scadenze dei prodotti non le leggo mai. Per questo, Susan si incazza sempre. Per questo, facciamo la spesa separati. Ci salutiamo all'entrata del supermercato e ci ritroviamo, mezz’ora dopo, alla cassa. Lei compra solo roba biologica, tutte etichette verdi e piene di nuvolette e foglioline. Aria in busta, in pratica. Io, invece, solo schifezze a base di grassi saturi rigorosamente scadute o roba per il bricolage. Roba che poi non uso mai, ma non resisto a non avere ogni punta di trapano, cacciavite elettrico e chiave a brugola esistente in commercio. Per non parlare delle levigatrici, vado pazzo per le levigatrici. Quindi, anche se è probabilmente scaduta, fisso la busta del pollo essiccato alla paprika con lo stesso appetito negli occhi con cui guardo il culo di quella del reparto surgelati, proprio mentre sistema una piramide di barattoli di zuppa di porri. «Fanno schifo, sai. Ti imbottiscono le arterie di bitume, è per questo che ci piacciono no?» Mi dice il tizio a fianco, riponendo una confezione di salsa barbecue sullo scaffale. Ha una faccia rotonda e la barba incolta, un sigaro spento in bocca, un elmetto di cuoio sulla testa e degli occhiali da aviatore poggiati sulla fronte. Lo riconosco subito, anche perché era vestito così anche l'ultima volta che l'ho visto, una decina di anni fa, in un film che non passano più su nessun canale. «Ma non eri morto te?» Chiedo, mettendo la busta del pollo alla paprika dentro al carrello vuoto. «Sono stato meglio in effetti» Dice guardandosi riflesso nello sportello di vetro del bancone dei sughi pronti surgelati. «E che effetto fa?» dico spingendo il carrello verso il reparto carni. «Strano. Nessuno applaude. Nessuno ride più. E ti giuro che faccio ancora grandi battute. All’altro mondo si pisciano addosso dalle risate» risponde seguendomi con le braccia dietro la schiena. «Lo credo bene. Eri il migliore di tutti» «E Dan, cosa fa?» chiede. «Brutti film. È ingrassato come un bisonte. Ma non fa più ridere da quando te ne sei andato. Sembra sempre che gli manchi qualcosa, appunto» Si passa il sigaro da una parte all’altra della bocca e dice: «Però eravamo una coppia fantastica, non trovi?» «Non eravate in due. Siete sempre stati uno e mezzo, sai» Sputa un pezzo di tabacco e mi segue fino al bancone dove cerco inutilmente delle bistecche di collo. E finalmente, glielo chiedo: «Ma, dico, che ci fai in un supermercato?» «È che stare in mezzo alla roba che scade mi fa sentire immortale. Eterno. Che ci vuoi fare, ciccio, in fondo, era quello che volevo» «Direi che ci sei riuscito. Giusto un pelino troppo presto» «Solo i buoni muoiono da vecchi, credimi. Se Norma Jeane Backer fosse morta di enfisema a ottant’anni, invece che a trenta, imbottita di barbiturici, pensi che sarebbe diventata Marilyn?» «No, immagino di no» «Io volevo essere immortale, te invece, mi sa che ci vieni per questo» mi dice indicando con un cenno del capo il culo della commessa che sistema l’ultimo pezzo in cima alla piramide di barattoli. «Ecco, vedi, forse è questo il mio problema, sono un uomo ordinario, banale. Mi manca il lato oscuro. Anche se devo ammettere che pure alla luce di quello chiaro, non vedo un cazzo lo stesso…» «Ha un gran culo però, lo ammetto. Beh, ora vado, ci si vede in giro, ciccio» dice scomparendo dentro una densa nuvola di Cohiba. «Con chi stai parlando?» mi chiede Susan con un sopracciglio alzato da dietro una confezione di polpette di tofu. «Con Belushi. C'era John Belushi al reparto surgelati, amore» «Ma smettila. Sempre lì a fare il coglione con quella commessa con il culo come una portaerei. È morto quarant’anni fa, quello» «Ti giuro su Dio che ho visto John Belushi, stava prendendo una confezione di salsa barbecue» Susan mi strappa la busta di pollo liofilizzato dalle mani, la volta stizzita e dice: «Cristo santo, ha la data del mese scorso. Ma è possibile che non ne prendi mai una con la data giusta?» «Che vuoi farci, amore. Mi piacciono così»