RACCONTI di Nicolai
Maria Rosaria Scarchilli era arrivata a quel punto della vita in cui, una bella mattina, ti alzi e ti accorgi che fondamentalmente non t'è ancora successo un cazzo, né di bello né di brutto. Aveva visto tutti gli altri andare avanti, in un modo o nell'altro. Come Paola, la sua amica del liceo che, subito dopo l'università, si era sposata con Riccardo, un autista dell'Atac con il fiato come una discarica ma che l'amava tantissimo e con cui aveva sfornato una vagonata di ragazzini, uno più grasso dell'altro, con cui occupava le sue giornate fino a sfinirsi, crollando direttamente con la testa sul tavolo della cucina, subito dopo cena. Maria Rosaria invece niente. Aveva avuto una storiella qualche anno prima ma era finita dopo qualche mese senza lasciare traccia, che a lei tutti quei baci umidicci e abrasivi e quelle mani infilate dappertutto non è che la facessero proprio impazzire. Dopo di che, niente di niente, manco un autista, un tranviere o un becchino, niente. Non che fosse brutta o poco interessante. Amava le buone letture, il cinema, aveva anche un discreto senso dell'umorismo. Il fatto è che per il resto del mondo pareva semplicemente trasparente come una medusa al sole di agosto. Poi, alla soglia dei trenta, improvvisamente, in uno di quei giorni in cui le domande che le saltavano fuori dalla tasca erano di gran lunga più numerose delle risposte, le parve di sentire una presenza al suo fianco. Ma quando si voltò non vide nessuno e difficilmente avrebbe potuto essere altrimenti, visto che se ne stava comodamente seduta sulla tazza del suo bagno. Ma la sera, a casa, durante la cena a sua madre lo disse chiaramente: «Mamma, oggi sono sicura di aver sentito la sua presenza al mio fianco» «La presenza di chi?» «Ora non ne sono ancora sicura, ma io credo che fosse Dio» «E quando l’hai sentito?» «Mentre camminavo, tornando a casa: improvvisamente ho sentito qualcuno vicino, una presenza netta ma quando mi sono voltata non c’era nessuno, almeno fisicamente» «E perché Dio dovrebbe camminare al tuo fianco?» «Forse vuole dirmi qualcosa. Don Marcello una volta mi disse che quando decise di farsi prete aveva sentito chiaramente la presenza di Dio che camminava al suo fianco, magari è così anche per me» «Ma se volesse dirti qualcosa non potrebbe apparirti in sogno come fa con tutti gli altri, magari dandoti i numeri della prossima vincita al lotto come fece con tua nonna Fernanda o, magari, farti direttamente una telefonata?» In effetti si disse che se, come aveva inteso dire da più parti, questa cosa della fede veniva detta "La chiamata" un motivo doveva pur esserci. E così decise di piazzarsi vicino alla cornetta nei giorni a seguire, muovendosi pochissimo da casa. Che hai visto mai all'Altissimo fosse venuta voglia di farle un'interurbana, farsi trovare presenti sarebbe stato meglio. Ora capitò che per un paio di settimane non la chiamò nessuno e, malgrado continuasse a sentire quella presenza incorporea e nebbiosa al suo fianco, il telefono per contro pareva morto. Al punto che ogni tanto alzava la cornetta per sentire se ci fosse ancora la linea o meno. Suo padre vedendola attaccata all'apparecchio per intere giornate ogni tanto la guardava e le diceva con la consueta leggerezza, scuotendo la testa: «Mariarosà, se non so’ troppo indiscreto, ma che cazzo stai a fa’ tutto er giorno attaccata a quer coso? Ma non c'hai altro da fa'? Tanto s'è capito che nun te chiama nessuno» Tutto questo fu vero almeno finché una sera, durante un temporale che aveva devastato Roma in lungo e in largo facendo saltare la luce in interi quartieri e allagando sottopassi e garage, a suo zio Remo non si fermò la Fiat 1100 grigio topo sulla Via Trionfale con onde d'acqua che arrivavano a metà sportello, facendogli venire in mente di chiamare suo fratello da una cabina del telefono per farsi venire a prendere. Maria Rosaria che stava a venti centimetri dalla cornetta da ore, rispose di scatto con la voce che tremava ma piena di devota speranza: «P..Pronto?» «(bzz) ..ronto!?» «Chi parla?» «Sono (bzz) ...io» «Come dice, scusi?? Potrebbe ripetere?» «Maria Rosaria Sono (bzz) ...io, Dio santo, mi senti!?» «Dio?!?! Parlo con Dio?!?» «Mariaro..(bzzz) sono...(bzzz)... io! Qui c'è il giudizio universale!» «O santo cielo! Aspettavo la sua chiamata ma non pensavo certo per questo! Signore, come posso esservi utile? Un'umile serva come me: per costruire un'arca, forse? Chiamo a raccolta gli animali? Mi dica come posso servirla e io lo farò». Disse facendosi il segno della croce. «...osaria, che ...zzo dici? ...ovete venire a prendermi!! ....vvisa tuo padre!!..... ia...trionfale». «Prenderti? Certo che Ti prendo, anzi, io Ti accolgo! E mi inginocchio davanti a Te rispondendo beata alla Tua chiamata trionfale! Grazie Signore mio per avermi scelto tra tante. Grazie Dio!!». La linea cadde mentre il poveretto bestemmiava con l’acqua alla cintola dei pantaloni e sua nipote, invece, piangeva di gioia e colma di divina gratitudine. Insomma, andò che zio Remo fu trovato naufrago alla deriva, dalle parti di Pineta Sacchetti dove, per quasi due settimane, si era nutrito di soli pinoli e foglie di alloro. Maria Rosaria, invece, il giorno dopo fece le valigie, baciò il padre e la madre che la guardavano senza proferire verbo, e se ne andò a bussare alla porta delle suore Brigidine a piazza Farnese. Quando sorella Concetta vide Maria Rosaria sulla porta con la valigia in mano chiese sorridendo: «Cosa cerchi figliola?» «Ho ricevuto la chiamata» «Allora sei nel posto giusto, anche per me è stato così» disse, aprendo la porta per farla entrare. «La linea era un po’ disturbata e non si sentiva benissimo, ma sono più che certa che fosse Lui» «Oh, succede sempre così» rispose sorella Concetta «È un’emozione talmente grande che non credi alle tue orecchie. Pensa che la prima volta che ho sentito la voce di Dio mi pareva precisa sputata a quella di mio zio Bernardo» e richiuse la porta alle loro spalle.