Anche questa di Macbeth è la tragedia della “scelta”, che è alla base di ogni trasformazione individuale/sociale, che in Shakespeare è la tragedia dell’umanesimo, in quel conflitto intimo e collettivo che vorrebbe superare ogni prospettiva socio-politica verticale, credendo invece superiore, vincente (almeno nel lungo periodo) la capacità “umana” di autodeterminarsi ed essere artefici della propria sorte, e insieme di quella degli altri. Pur considerando in qualche modo ancora aderente quella idea tutta Machiavellica di governare, secondo cui anche la fortuna, il destino, possono essere utili all’uso: e perciò nell’ordine dei fatti si può essere leone e volpe, forza e astuzia, ciò a seconda delle vicende e delle circostanze.

Insomma, il fatto è che decido di sbattezzarmi. Mi informo e scopro che devo semplicemente mandare una raccomandata con ricevuta di ritorno al parroco della parrocchia dove sono stato battezzato decenni fa, dichiarando che rinuncio ai sacramenti ma, con mia grande sorpresa, scopro che la chiesa è sconsacrata da anni e che adesso ci fanno un mercatino agroalimentare ogni martedì e concerti di musica medievale. Il mio parroco invece, Don Prospenzo, alla veneranda…