Quando mi viene chiesto qual è il più grande segreto del successo di un attore, rispondo; la sincerità. una volta che sai fingerla, puoi ottenere tutto.
(Sir Laurence Olivier)
“L’età è come l’alcol: c’è chi la regge e chi no”. La battuta è di una deliziosa signora che potrebbe essersi scolata un litro di whisky senza perdere un colpo. Si chiama Louise Wilberforce, di professione affittacamere. È lei la protagonista de La signora omicidi, lo spettacolo ispirato al racconto di William Rose, Lady Killers, da cui il film omonimo di Mackendrick, adattato per la scena da Mario Scaletta e diretto da Guglielmo Ferro, al Teatro Quirino di Roma fino a domenica 16 marzo.
Nel ruolo una Paola Quattrini che non so dire se sempre più sorprendente oppure no, perché questa magnifica signora del nostro teatro ormai ci ha a tal punto abituati a vederla ballare saltare fare quasi spaccate piroettare sul palcoscenico che non ci sorprendiamo più.
Ma l’età è come l’alcol e c’è chi la regge e chi no.
Tant’è che mentre assistevo a questo spettacolo mi sono sentita tirata da tanti fili che mi riportavano indietro e si intrecciavano beatamente tra loro. Ricordi di folgorazioni passate. Qualcosa come trent’anni fa, forse di più.
Paola Quattrini era una novella Giocasta in quel testo onirico e visionario che è Affabulazione di Pasolini, diretta da Luca Ronconi, che volle lei, accanto a Umberto Orsini, in un allestimento memorabile, parte del corpus pasoliniano che Ronconi affrontò con gli allievi del primo biennio della scuola del Teatro Stabile di Torino, che contemplava anche Calderon e Pilade.
Ora, saranno le recenti celebrazioni per i dieci anni dalla morte del regista, avvenute al Teatro Argentina di Roma e subito dopo programmata al Piccolo di Milano, sarà che ho da poco assistito alla performance di Orsini nei panni del più attempato ragazzo irresistibile dal testo di Neil Simon, ma di fronte alle acrobatiche gesta della signora Wilberforce – Quattrini, ho ripensato a quello spettacolo datato ’93, a quella figura stilizzata, senza fronzoli, i capelli lisci e neri, che si muoveva in “una tragedia dalle vicende un po’ indecenti, che finisce ma non comincia”.
Tutt’altra cosa dai guizzi, ammiccamenti, civetterie di questa svolazzante affittacamere che l’attrice si diverte a prendere in giro, facendo il verso alle sopravvissute fregole da postmenopausa nonché alla malcelata necessità di una lady londinese degli anni Cinquanta, non molto diversa da quella di certe lady in sedicesimo dei nostri giorni, di far quadrare il bilancio mettendosi in casa degli avventizi qualsiasi.
Quanta ironia. Umberto Orsini e Paola Quattrini. E che tempra, che resistenza, che passione e dedizione, la loro. E che somma pudica benevola invidia, la nostra.
Ho pensato agli artisti a cui sono grata, al teatro dal quale mi sento allevata, mentre la vedevo deliziosamente agghindata con i costumi d’epoca di Graziella Pera, sulla scena firmata da Fabiana Di Marco, sbilenca secondo copione, il quadro storto che tentar di raddrizzarlo è “fatica sprecata”, la camera da letto “quasi solidissima” e una squadra di malfattori travestiti da musicanti che la nostra riuscirà a sbaragliare, dopo un corteggiamento che è tutto un programma.
E c’ho pensato ancora di più perché a capo dei malfattori c’è Giuseppe Pambieri, con il suo aplomb da lord di un tempo andato, l’inconfondibile voce e la figura da far rosicare un bel cinquantenne.
Ecco, per restare avviluppata nei fili di prima, si sappia che Ronconi volle proprio Pambieri per il ruolo di Renaud in Venezia salva, il congiurato elegantissimo partorito da Simone Weil, a cui spetta il monologo più cinico e spietato che ricordi.
Accanto a loro, generosamente diretti da Guglielmo Ferro, ci sono Roberto D’Alessandro, Pietro Casella e Nicola Paduano, molto ben caratterizzati nei gesti, nei toni, nei tempi, nelle smorfie del volto.
Perché la commedia è tutto un incastro di tempi, ritmo, battute regolate da una gestualità puntuale, dove si spia, ci si nasconde, si aprono e chiudono porte, si finge a vista di non essere visti.
Si recita, visto che tutti sono in grado di farlo: la suspense, i fraintendimenti, gli equivoci, i raggiri, la seduzione reale e quella fittizia, recitata a sua volta per rimediarci qualcosa.
Se poi volete incontrare Paola Quattrini fuori di scena, sappiate che frequenta i teatri, anche quelli off e off off, in prima fila, ad applaudire giovani amici e colleghi. E poi magari li aspetta nel foyer per complimentarsi e candidarsi lei stessa. “Se mai fossi in cerca di un’attrice come me ….”.
di Alessandra Bernocco