Parole e musica nascono assieme. È roba che fa da sempre parte della mia vita. Perché io stesso nasco in musica. In questo suono a tratti mediterraneo, io e i miei ci riconosciamo. Napoli è molto vicina all’Africa e anche all’America.
(Pino Daniele)
L’evento musicale “Contaminazioni. Suoni del Mediterraneo. Il Mediterraneo è Terra di Frontiera”, tenutosi al Teatro Olimpico di Roma il 23 maggio, ha visto in un primo tempo la Performance della Band “Musicanti Ensamble“ (Noemi Smorra, voce e Francesco Viglietti, voce), che si è esibita live, ripercorrere la storia musicale di Pino Daniele, la cui Musica risulta al cuore una continua contaminazione di suoni dal mondo, proponendo arrangiamenti originali secondo la rigorosa direzione artistica di Fabio Massimo Colasanti, stretto collaboratore di Pino Daniele per più di vent’anni.
Nel secondo tempo la Performance di Tony Esposito, accompagnato da artisti della musica Classica del “Neapolitan Brass Quintet” (al Corno: Giuseppe Calabrese; alle Trombe: Vincenzo Valenti e Sergio Vitale; al Trombone: Marco Ferrari; alla Tuba: Arcangelo Fiorello) e dai percussionisti della “Banda del Sol” (alle Percussioni: Berg Campos – Brasile; El Hadji N’Diaye – Senegal; Lisa Bassotto e Ruggero Artale – Italia; alla Batteria: Paki Palmieri – Italia/Argentina; alla Chitarra: Sasà Flauto; Voce: Elisa Nocita; Percussioni e voce: Irina Arozarena – Cuba; Danza: Dea) in un “evento” unico.
Tony Esposito porta sul palco un progetto artistico musicale molto particolare e di pregio, denominato “Tribal/Classic”, con dei brani di musica classica (Bach, Mozart, Monteverdi, Pachelbel) in una versione “Tribal”, con ritmi e percussioni da tutto il mondo.
Il progetto è vincitore di Avviso Pubblico promosso da Roma Capitale in collaborazione con Zetema Progetto Cultura. Questo spettacolo è stato già proposto in diverse occasioni ma quella presentata al Teatro Olimpico è una nuova versione con nuovi arrangiamenti, che Tony Esposito porterà in tournée (a partire dal prossimo 27 giugno in Calabria)
Quest’anno poi ricorrono i 40 anni dall’uscita di “Kalimba de Luna” una delle hit di Tony Esposito che ha avuto maggiore successo a livello internazionale e di cui i Boney M. pubblicarono quasi contemporaneamente una cover in lingua inglese. Il brano (cantato da Sasà Flauto, già alla chitarra) ha concluso in maniera divertente il concerto con molti degli spettatori che si sono messi quasi a ballare dimenticando di avere poltrona e poltronissima.
Questo concerto, nei suoi due momenti di musica etnica-world e omaggio a Pino Daniele, ha avuto come suo filo conduttore il mare, il mare di Napoli, il mare che porta i migranti, i mari del sud che ispirano le voci e la danza (strepitosa Dea). Due tempi per due esperimenti di stile, nel secondo anche il progetto di ricerca di Toni Esposito, con il comune tentativo di mettere insieme esperienze musicali diverse, storie e vissuti di popoli, urla e gesta di gente che viene dal profondo della terra, l’Africa, e che al mare si affida per non disperare. E poi l’anima delle città occidentali, quelle stratificate e incastrate di vite esauste fino ai margini, di suoni, rumori e contraddizioni del nostro tempo. Città che ancora tengono i confini e che ancora disputano sulla guerra per convenienze e conservazione.
Nel voler vedere dialogare la musica di Pino Daniele (con cui Tony Esposito ha passato anni di intenso confronto) con le percussioni africane e con la musica classica, il risultato delle contaminazioni, a più livelli e di più generi, ha avuto come messaggio, forte e dirompente, la necessità di ascoltare, nella propria anima (e cultura), l’anima di tutti i popoli (e culture), specie di quelli migranti, che arrivano e portano, aria da respirare, imparano e aggiungono. Una ricchezza che parte dalle melodie per arrivare ai ritmi, e dai ritmi per arrivare alle melodie, oltre il blues metropolitano (coniato da Tony Esposito insieme a Tullio De Piscopo, James Senese, Joe Amoruso, Rino Zurzolo e Fabio Forte, e di cui Tony Esposito si è fatto grandissimo interprete) e oltre la cosiddetta “Napoli-power” (quel sound blues – rock metropolitano che innesta funky-jazz e world-etnica).
La scaletta dei pezzi di Pino Daniele è stata emblematica di una sua testimonianza ancora vivida, di chitarra e parole, anima e sentimento, di quella cultura meridionale malinconica e fervida, a dispetto di ogni potere sopraffattore, etichetta e imposizione, che solo i napoletani, a specchio di tutto il sud, hanno saputo raccontare, a volte in maniera accorata (Terra Mia), a volte con animo sconfitto (Chi tene ‘o mare; Quanno chiove), più spesso con fierezza (Nun me scuccia’; A me me piace ‘o blues; Je so’ pazzo). Superando stigmi e categorizzazioni (Chillo è nu buono guaglione), proponendo un’evoluzione culturale dal basso, collettiva e consapevole (Napule è).
Ma il pezzo che ha racchiuso il tutto, di questa prima parte del concerto (molto presi e coinvolgenti Noemi Smorra e Francesco Viglietti) è stato “Anima”: in questa vita c’è bisogno di più anima, per sopportare quello che c’è intorno…che troppe volte metti sotto i piedi…dimenticando il mondo che respira.
Ed ecco il secondo tempo per respirare. Con un Tony Esposito che non smette di sperimentare e proporre temi nuovi alla riflessione musicale. Questi fiati meravigliosi che sopraggiungono dal 700 e si innestano con i ritmi africani antichi e moderni di una civiltà che cammina nel mondo da secoli portando in giro la propria musica come ribellione e riconciliazione. Ritmi che risentiamo dentro come nostri e che a volte sembrano dissotterrati, che perciò riemergono al primo battito del cuore vivo in sincronia con i tamburi.
Oltre all’esperienza e alla dedizione che ci mette Tony Esposito con le sue percussioni, possiamo ben distinguere il viaggio tribale che mette insieme djembe, dundumba, congas cubane, tamburello e batteria, e i vari paesi interessati da questo lungo viaggio: Africa, Cuba, Sudamerica e Sud Italia, su un tappeto di musica classica che supera vecchio e nuovo in variazioni suggestive.
Da “Eine kleine Nachtmusik” (W.A. Mozart); “Wachet auf “ (J.S. Bach); “Fuga in sol minore” (J.S. Bach) – con “coda” di ritmi afro in 12/8; “Habanera” (dalla Carmen di G. Bizet); “Toccata” (da l’Orfeo di C. Monteverdi) “coda” con Tony Esposito e Elisa Nocita e “Canone” (J. Pachelbel) percorrendo la scaletta di questi pezzi di musica classica riarrangiati da Tony Esposito, ci ritroviamo in una operazione davvero eccitante e singolare. Alcuni pezzi sono sembrati ancora in divenire, altri già proficuamente rielaborati. Ma è il progetto, unico e sperimentale, che entusiasma gli spettatori. Cantano, battono le mani, partecipano contenti.
Del resto Bach, sentito jazz, pop e anche rock, quanto si sarà gasato per queste contaminazioni africane?! Quanto lo si può ascoltare e riascoltare, sempre, in tutte le interpretazioni musicali possibili? Anche con i tamburi.
Bellissimo concerto, bellissima ricerca, un Tony Esposito accorato e coinvolgente. Bravissimi tutti i musicisti, che hanno permesso questa sessione musicale sui generis esprimendo tanta generosità e qualità.
di Chiara Merlo