Già soltanto il titolo. Femminaccie impudentissime. Chi può non sentirsi attratto da un simile titolo su una copertina che riproduce la caricatura di una femmina agghindata fine ottocento che impugna una pistola? Bel contrappasso nei confronti di colui che senza ombra di ironia apostrofò così le infermiere volontarie che prestavano soccorso ai soldati feriti durante i due eroici anni della Repubblica Romana.
Colui è Giuseppe Boero, gesuita, bontà sua, e il libro in questione è il risultato di una meticolosa e certosina ricerca condotta da Cinzia Dal Maso, giornalista e scrittrice, membro del Comitato Scientifico dell’Istituto Internazionale di Studi Giuseppe Garibaldi.
Categoria: LIBRI
Eppure, se solo sapessimo veramente che le cose brutte della nostra vita le racconta il teatro, e che ci difende nel raccontarle! Il teatro è onesto intellettualmente sennò muore, parla alla comunità per far comprendere, parla “a noi tutti” come dice Eduardo per i nostri figli. E solo se si prova il dolore degli altri si comprende veramente il proprio. Il teatro permette questo: ri-presentare (rappresentare) a se stessi il dolore per la vita, com’è.
De Crescenzo è riuscito a costruire un percorso lungo millenni e tra i più illustri pensatori non poteva dimenticare il calavrese abate Giovacchino di spirito profetico dotato. Di Gioacchino, oltre che le notizie biografiche, chiarisce subito che il suo problema principale era il carattere, definendolo un incazzoso terribile che per tutta la sua vita non fece altro che litigare con le autorità religiose…
Il Premio Nobel a Jon Fosse mi offre l’occasione di pubblicare la relazione presentata al convegno dedicato, Jon Fosse e la poetica del confine, organizzato il 6 dicembre 2021 dalla Compagnia Zerkalo diretta da Alessandro Machia, presso l’Istituto di Norvegia di Roma con patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia. ..
I mille giorni di Nina Weksler nel campo di concentramento di Ferramonti, grazie alla regia di Dora Ricca e all’interpretazione di Lara Chiellino, sono stati raccontati in una messa in scena dal titolo Nina. Guten Morgen Ferramonti.
Il racconto di quel che succede lì dentro è affidato all’ancella che è memoria del prima e anticipazione del poi, passato e futuro improvvisamente azzerati da un qui e ora claustrofobico. Dove si è soli, irrimediabilmente isolati eppure spiati, controllati, eterodiretti. Dove ogni residuo di coscienza e volontà individuale è destinato a soccombere, normalizzato dalla legge e annullato nel potere degli uomini al comando, i Comandanti.
Regia di Barrie Kosky con i Berliner Ensemble
Assistendo a L’opera da tre soldi con i Berliner Ensemble diretti da Barrie Kosky, al Teatro Argentina per Romaeuropa Festival, forse l’ospitalità più attesa, vero asso nella manica di questa edizione 2022, si ha l’impressione forte di essere di fronte a un teatro con una marcia ‘alternativa’, non direi una marcia in più, ma una marcia radicalmente diversa dal modo, anzi dai modi, in cui procede il teatro nelle pur varie e variabili forme a cui siamo consueti.
“La prima cosa che mi viene da dire è che questo giallo ha tutte le caratteristiche di un romanzo vero e proprio. Nel senso che all’intreccio tipico del genere giallo si aggiunge molto altro. Anzi: direi che il giallo è, per l’autrice, Loretta Cavallaro, occasione per veicolare questioni di grande peso che le stanno chiaramente a cuore”.
Con questo progetto ad immagini, con i ritratti attenti delle persone che ci camminano affianco, e che ci raccontano con uno sguardo la loro vita felice, o infelice, Giordano Affolti ha voluto restituire a queste persone la loro scelta, il loro percorso, quella indelebile strada già fatta, e che, per cause più grandi di noi, a un certo punto ci è stata interrotta, e in qualche modo resa vuota.