Il mondo vuole cambiare, sempre, continuamente, e più spesso il cambiamento lo chiede alle donne, che si fanno carico del messaggio e si tagliano i capelli. Cassandra cambia il vestito. Dal nero luttuoso e goffo, che impedisce il cammino, al rosso paiettato dell’emancipazione, della ribellione, della manifestazione del conflitto, e poi il blu del pensiero, della libertà e della sofferenza, quindi il verde della pacificazione con la natura, l’indole, l’anima, la linfa, il sangue vivo degli alberi, infine il bianco della comprensione e della consapevolezza, insieme cinque temi attuali: la memoria, la vita, la libertà, la transizione e la pace. E questa donna mentre racconta quello che le è successo, e quello che non vuole più succeda, si spoglia e si veste di sé, saggiamente, inesorabilmente, con altruismo.

Anche questa di Macbeth è la tragedia della “scelta”, che è alla base di ogni trasformazione individuale/sociale, che in Shakespeare è la tragedia dell’umanesimo, in quel conflitto intimo e collettivo che vorrebbe superare ogni prospettiva socio-politica verticale, credendo invece superiore, vincente (almeno nel lungo periodo) la capacità “umana” di autodeterminarsi ed essere artefici della propria sorte, e insieme di quella degli altri. Pur considerando in qualche modo ancora aderente quella idea tutta Machiavellica di governare, secondo cui anche la fortuna, il destino, possono essere utili all’uso: e perciò nell’ordine dei fatti si può essere leone e volpe, forza e astuzia, ciò a seconda delle vicende e delle circostanze.

Insomma, il fatto è che decido di sbattezzarmi. Mi informo e scopro che devo semplicemente mandare una raccomandata con ricevuta di ritorno al parroco della parrocchia dove sono stato battezzato decenni fa, dichiarando che rinuncio ai sacramenti ma, con mia grande sorpresa, scopro che la chiesa è sconsacrata da anni e che adesso ci fanno un mercatino agroalimentare ogni martedì e concerti di musica medievale. Il mio parroco invece, Don Prospenzo, alla veneranda…

“La prima cosa che mi viene da dire è che questo giallo ha tutte le caratteristiche di un romanzo vero e proprio. Nel senso che all’intreccio tipico del genere giallo si aggiunge molto altro. Anzi: direi che il giallo è, per l’autrice, Loretta Cavallaro, occasione per veicolare questioni di grande peso che le stanno chiaramente a cuore”.

Chiara Merlo spiega come e soprattutto perché è nato Angelina, lo short film da lei stessa sceneggiato, diretto da Giordano Affolti che tratta del rapporto tra sesso e consenso, in senso ampio, e, nello specifico, di sfruttamento delle donne, spesso bambine, buttate in strada e costrette a fare sesso per il piacere e il denaro altrui.

Con questo progetto ad immagini, con i ritratti attenti delle persone che ci camminano affianco, e che ci raccontano con uno sguardo la loro vita felice, o infelice, Giordano Affolti ha voluto restituire a queste persone la loro scelta, il loro percorso, quella indelebile strada già fatta, e che, per cause più grandi di noi, a un certo punto ci è stata interrotta, e in qualche modo resa vuota.