Rientro a notte fonda, anche oggi, per il sesto giorno consecutivo, un anticiclone dalle Moluccche
ha tenuto le temperature prossime a quelle di Nairobi.
Photographer: Giordano Affolti
Un vizio, un irresistibile vizio quello di Giordano Affolti. Fotografare e immortalare all’interno dello stesso “fotografare”.
Chiara Merlo spiega come e soprattutto perché è nato Angelina, lo short film da lei stessa sceneggiato, diretto da Giordano Affolti che tratta del rapporto tra sesso e consenso, in senso ampio, e, nello specifico, di sfruttamento delle donne, spesso bambine, buttate in strada e costrette a fare sesso per il piacere e il denaro altrui.
Con questo progetto ad immagini, con i ritratti attenti delle persone che ci camminano affianco, e che ci raccontano con uno sguardo la loro vita felice, o infelice, Giordano Affolti ha voluto restituire a queste persone la loro scelta, il loro percorso, quella indelebile strada già fatta, e che, per cause più grandi di noi, a un certo punto ci è stata interrotta, e in qualche modo resa vuota.
In cosa si lega al teatro dell’assurdo questo odierno Giorni infelici, di esplicito richiamo beckettiano, non solo nel titolo ma anche nell’impianto scenico?
Il regista ha immaginato un’attrice abbandonata, ormai da troppo tempo alle sorti del suo palcoscenico, il vestito è di famose tragedie romantiche, scucito e consunto, tenta di sedurre il suo pubblico come fa un venditore, esprimendo assai spesso inchini e gesti di ringraziamento. Di fronte a lei un avventore, mal vestito, cinico e diffidente, un potenziale cliente, uno spettatore, un casuale, occasionale passante, dall’aspetto un po’ rozzo, ma dal sentire molto contemporaneo e struggente. Un irriducibile viandante solitario del nostro tempo. Un camminatore che vuole camminare lontano dalle folle consumistiche.
Lo spettacolo di Demian Aprea ha questa intenzione bella di recupero dell’immaginativo, e anche il testo è ben strutturato in questa direzione. L’interpretazione dimostra tutto l’amore verso Dalì e così il disgusto per la mediocrità. Un lavoro di sentimento e di gratitudine, evidentemente per il proprio percorso artistico rivolto, che è stato apprezzato proprio per questa sua evidente causa-azione.
«Mariarosà, se non so’ troppo indiscreto, ma che cazzo stai a fa’ tutto er giorno attaccata a quer coso? Ma non c’hai altro da fa’? Tanto s’è capito che nun te chiama nessuno»
Cristicchi ci accompagna in questo viaggio in Paradiso a modo suo, intrecciando parole e musica e alternando alla narrazione alcune delle sue canzoni più belle come Lo chiederemo agli alberi.