Si tratta di Antigone in Amazzonia di Milo Rau e Great apes of the west coast di Princess Isatu Hassan Bangura.
Due lavori importanti che Romaeuropa ci ha da poco proposto e che meritano davvero attenzione, su più fronti.
Il Premio Nobel a Jon Fosse mi offre l’occasione di pubblicare la relazione presentata al convegno dedicato, Jon Fosse e la poetica del confine, organizzato il 6 dicembre 2021 dalla Compagnia Zerkalo diretta da Alessandro Machia, presso l’Istituto di Norvegia di Roma con patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia. ..
Questa intervista, senza pretese di dare risposte, soluzioni o pareri, vuole solo raccontare di una accoglienza che può e deve essere sempre più praticabile e replicabile, che è stata possibile grazie alle persone che fanno parte di questa storia. Ne emerge una reciprocità naturale che si sviluppa da sola, che arricchisce perché, ad accomunare i protagonisti, c’è una condizione di cui ci si dimentica troppo facilmente: sono tutti esseri umani, siamo tutti esseri umani, e tutti degni di esserlo.
Fahrenheit 451, presentato come progetto multimediale/melologo sci-fi, è uno spettacolo di altissimo livello, dove musiche, proiezioni e interpretazioni attoriali interagiscono in modo fluido e organico per restituire al pubblico uno specchio agghiacciante alla nostra contemporaneità.
Questo film si evolve come un’opera tragica che però non termina con la morte dell’eroe ma con la sua salvezza. E nella sua salvezza c’è la salvezza di tutti.
Un tempo era più facile, l’intellettuale era colui che leggeva, scriveva e aveva una visione del mondo e del futuro in un’epoca dove si leggeva, scriveva e si puntava sulla scolarizzazione. Un’epoca in cui esisteva l’ascensore sociale, dove il contadino e l’operaio si indebitavano per far studiare i figli che diventavano avvocati, dottori o, appunto, intellettuali. Un’epoca in cui la laurea era considerata un punto di arrivo, un traguardo raggiunto da un’intera famiglia.
I mille giorni di Nina Weksler nel campo di concentramento di Ferramonti, grazie alla regia di Dora Ricca e all’interpretazione di Lara Chiellino, sono stati raccontati in una messa in scena dal titolo Nina. Guten Morgen Ferramonti.
Yuri è cambiato. Sembra triste, dimesso, un po’ appesantito, ma soprattutto è solo, senza la donna dai grandi occhi scuri con la quale sfidava occhiatacce e risatine.
Vivo nel villaggio che vive di vita vera , di allegria e di sogni, di quelle stesse speranze oggi finite nel vortice di un tempo che non avrà memoria.
Questa eterotopia, lo spazio creato in stretta relazione con tutti gli aspetti della nostra esistenza, riflessa nella dimensione digitale, illusoria e controllata potrebbe essere il perfetto sinonimo del termine antropocene, le conseguenze dell’uno e dell’altro fenomeno sono terribilmente impattanti sulla vita del pianeta quanto su quella di ogni singola individualità.
Che qualcosa non andava, lo avrebbero dovuto capire subito, già dal giorno del funerale, quando sua figlia lo aveva amorevolmente vestito in casa, dove era morto, con un completo blu che gli stava ancora alla perfezione, due scarpe lucide senza lacci, una bella cravatta e lui, inspiegabilmente, aveva una faccia serena e sorridente che pareva dipinto.