Lo spettacolo di Demian Aprea ha questa intenzione bella di recupero dell’immaginativo, e anche il testo è ben strutturato in questa direzione. L’interpretazione dimostra tutto l’amore verso Dalì e così il disgusto per la mediocrità. Un lavoro di sentimento e di gratitudine, evidentemente per il proprio percorso artistico rivolto, che è stato apprezzato proprio per questa sua evidente causa-azione.
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E siamo ormai a questo punto, ben dentro nella terza guerra mondiale! Sia o non sia termonucleare. Il nucleare è solo un supporto, è il pensiero del conflitto che è purtroppo avanzato (in risposta a quelli che dicono: “ci sono altre guerre, ci sono sempre state, soltanto adesso ve ne siete accorti?”), si è spostato al centro, è finalmente frontale, aperto, chiaro e netto, con i bersagli non più laterali e solo di avvertimento (nonostante il tragico e l’indifferente), ma nel cuore delle culture dominanti, a ristabilirne i confini ideologici (davvero pensavate che le ideologie fossero crollate?), anche se gli Europei in particolare non vogliono proprio accettarlo. Non vogliono vedere. Che struzzi! E invece si tratta proprio di loro, che lo accettino!
Il film è un film francese, ha vinto a Venezia nel 2021. La regia è davvero unica, vissuta dal corpo, la telecamera scruta ed esplora il corpo per ogni stato d’animo drammatico. É certamente un film psicologico, ma non relazionale come i “soliti” film francesi. É un film individualista femminista, con un’attrice protagonista magnifica bellissima nel ruolo.
Dancing Partners è un progetto in rete avviato nel 2013 per la promozione della danza contemporanea da parte di un team di artisti consolidati di diverse nazionalità. Concepita come iniziativa itinerante, fa tappa in ognuno dei Paesi coinvolti (Spagna, Svezia, Inghilterra e Italia). Visto al Teatro Vascello di Roma.
L’elemento più stupido è quello del romanesco: e va liquidato con un inevitabile stigrandissimicazzi.
Quando le arti si parlano, a costruire reti di armonia e di dialogo, è sempre il caso di soffermarsi […]
La XXVII edizione del MedFilm Festival (il Festival della Capitale dedicato alle cinematografie del Mediterraneo) ospita al suo interno alcuni film speciali nella Sezione: “Voci dal Carcere”.
Succede anche davanti alle opere d’arte di dovere prendere le distanze per meglio capirle. Per ravvisarne i dettagli e apprezzarne i colori, le prospettive, le luci e le ombre. Bisogna allontanarsi per ritrovare prossimità.
I cinque atti unici, scritti da Anton Giulio Calenda con la regia di Alessandro Murro, verranno messi in scena al TeatroBasilica per una settimana al mese durante la stagione teatrale. Così dopo i primi allestimenti di settembre ottobre e novembre, le prossime repliche saranno: 16 – 19 dicembre.
Sembrerebbe il titolo di un romanzo noir, ma… “Sfuggi allo scatto?Ti copri il viso alla presenza di un […]